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CARLO BATTAGLIA sfoglia il Giornale
pittura 1969 – 1979
a cura di MARCO MENEGUZZO
17 maggio – 19 luglio 2019

«Per tutta la sua vita artistica, Carlo Battaglia si è battuto per evitare di essere considerato un artista d’avanguardia. Ma non è sempre stato creduto, tanto che per quasi tutti gli anni settanta si è trovato a rappresentare quella tendenza che oggi si identifica con la “Pittura analitica”, e che allora si chiamava anche “Nuova Pittura” o “Pittura pittura” […]. Ma sicuramente la sua presenza deve apparire eterodossa rispetto ai dettami teorici di quella analiticità, e anzi deve essere vista come una possibilità “altra”[…]».

La galleria Il Ponte conclude la stagione espositiva – prima della pausa estiva – con una personale dedicata alla pittura di Carlo Battaglia presentando quindici grandi opere dal 1969 al 1979.
Il suo lavoro di questo decennio rappresenta comunque un vertice assoluto nell’ambito della “Nuova Pittura”, marcando quello che è l’elemento distintivo degli artisti italiani, che in quegli anni si ritrovano in quest’ambito. Infatti pur sviluppando ognuno una propria linea, è evidente come il loro lavoro tragga origine dalla grande tradizione pittorica italiana.

«La sua rappresentazione non è imitazione: quest’ultimo termine è negativo, il primo costituisce invece la grande tradizione della pittura […]. In pittura, rappresentare un mondo… significa creare un mondo con gli strumenti a disposizione della pittura, non imitarlo: è quella che egli ha definito “immagine parallela”, vale a dire un equivalente della sensazione, ottenuto attraverso gli strumenti linguistici e disciplinari che ciascuno di noi si è scelto per vivere, prima ancora che per comunicare[…]. Tutta la sua pittura è sempre e solo rivolta a creare il mondo in cui si sentiva immerso».
(Le due citazioni sono tratte dal testo di Marco Meneguzzo in Carlo Battaglia. Catalogo ragionato, a cura di Marco Menguzzo e Simone Pallotta, Silvana Editoriale, Milano 2014.)

DI FRONTE A UN QUADRO DI CARLO BATTAGLIA
Colore indefinibile, come la superficie cangiante del mare.
Colore come somma di colori, anche quando appare blu blu.
Vertiginoso come il campo di colore in cui puoi cadere.
Il campo di colore: astrazione dalla realtà.
Il campo di colore: astrazione dall’idea.
La realtà del colore come la realtà umana: cangiante.
Il quadro: il frammento di un continuo divenire.
Il quadro: l’utopia di arrestare l’inarrestabile.
Mare come testo e pretesto della pittura.
Pittura come testo e pretesto del mare.
Oltre la superficie del mare, l’abisso del colore.
Segni sulla superficie, come un infinito linguaggio Morse del mare.
Dipingere: guardare, contemplare, ricordare.
Dipingere: essere come il mare.
Il pendolo costante del braccio sul foglio, simulazione d’infinito.
Marco Meneguzzo