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CAROL RAMA in folio
1942-1997 trentacinque opere di Carol Rama
a cura di BRUNO CORÀ e ILARIA BERNARDI
23 novembre 2018 – 9 febbraio 2019

La Galleria Il Ponte presenta un’ampia mostra dedicata all’artista Carol Rama (1918-2015) il cui lavoro anticonformista e autonomo da qualsivoglia insegnamento accademico emerge nel contesto artistico-culturale della Torino degli anni Trenta e Quaranta del Novecento, per poi attraversare l’intero secolo, fino ai primi anni del nuovo millennio, con la medesima passione e vitalità dei suoi inizi.

Con una selezione di circa 38 opere realizzate dal 1942 al 1997, la mostra ripercorre l’incessante sperimentazione di tecniche, materiali e soggetti iconografici di Carol Rama attraverso i momenti salienti del suo percorso artistico e di vita.

Dai primi disegni e acqueforti su carta degli anni Quaranta, legati al surrealismo, a Dubuffet e all’art brut, che già denotano grande maturità tecnica e d’ideazione, la mostra include alcuni rari lavori degli anni Cinquanta che attestano l’esperienza astrattista di Carol Rama all’interno del gruppo torinese del MAC-Movimento d’Arte Concreta.
Le opere del decennio Sessanta documentano invece la svolta decisiva del suo modus operandi: su macchie di colore di ascendenza informale sono applicati oggetti d’uso quali strumenti medicali, trucioli metallici, occhi di bambola che diventano essi stessi forma e colore.
Un ampio nucleo di lavori in mostra risale agli anni Settanta quando i due materiali extrapittorici per cui Carol Rama è maggiormente conosciuta, entrano a far parte delle sue composizioni: camere d’aria e guarnizioni in gomma, utilizzate al posto del colore e applicate su tela oppure ivi appese con un gancio metallico.
Concludono l’esposizione importanti esemplari realizzati nel corso degli anni Ottanta e Novanta che risultano emblematici di un volontario e sentito ritorno alla figurazione. Corpi, dentiere, lingue, organi genitali, scarpe abitate da falli, figure e animali fantastici, delineati su carte prestampate – spesso disegni tecnici di architetti e ingegneri usati come supporto –, esprimono il perenne desiderio di Carol Rama di fondere arte, vita e immaginazione, confermando quanto da lei rivelato nel 1985 a Lea Vergine: “Ho sempre amato gli oggetti e le situazioni che venivano rifiutati” poiché “creare lo scandalo attorno a me era quasi d’obbligo allora”.

La mostra è accompagnata da un portfolio con testi e immagini, con un saggio critico di Bruno Corà e un approfondimento sulle opere esposte di Ilaria Bernardi.