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Carla Subrizi

    Gianfranco Baruchello, Piccola mostra itinerante antipotere, 1975, Il Ponte, Firenze
    Gianfranco Baruchello, Gli organi delle persone giuridiche, 1964, Il Ponte, Firenze
    Baruchello, Icaro…, 1971, galleria Il Ponte, Firenze
    Gianfranco Baruchello, Piccola mostra itinerante antipotere, 1975, Il Ponte, Firenze
    GIANFRANCO BARUCHELLO Mostra 2013
    Catalogo

    Gianfranco Baruchello nasce a Livorno nel 1924. Dopo gli studi a Roma conclusi con la laurea in Giurisprudenza e l’impiego per una decina d’anni nella Società Biomedica, un’azienda di ricerca e produzione chimico-biologica creata da lui creata, nel 1959 si dedica interamente ad una vasta produzione artistica dove con i quadri Altre Tracce (tele bianche attraversate da un groviglio di linee nere) e una serie di oggetti assemblati con materiali trovati (tra i quali i Cimiteri d’opinione, 1962), con attitudine al Nouveau Réalisme, si delineano gli albori della sua ricerca.
    Dal 1962 dipinge grandi tele, in cui sviluppa una già sua prima raccolta di immagini (Entità ostile, energia errore, quando percettivo, etc.): superfici in genere bianche, attraversate da poche tracce o forme incerte, da segni — linee, parole — trattati a tampone con il colore minio.
    Affascinato dalla cultura francese (non perdendo di vista le allora attuali mostre di Burri e Twombly) incontra Sebastian Matta, Alain Jouffroy, nel 1962 conosce Marcel Duchamp, e due anni dopo a New York John Cage, dopo un primo esplorativo viaggio nel ’61, cui seguiva l’anno successivo la partecipazione alla mostra collettiva New Realists, organizzata da Pierre Restany alla Sidney Janis Gallery di New York. Viene in contatto con la pop art e l’espressionismo astratto americano, ma la frequentazione, l’attenzione verso le avanguardie internazionali sfiora la ricerca di Baruchello che si mostra già dagli inizi indipendente. Al 1963, anno del suo primo film, Il grado zero del paesaggio, si annovera la prima personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, presentata da Jouffroy: vi si  scorge una pittura miniaturizzata su grandi superfici bianche, costituita da segni, lettere, disegni, con rimandi a simboli della società consumistica e televisiva. Conosce Mario Schifano, inizia la collaborazione con la galleria Schwarz di Milano e nel 1964 espone la prima personale alla galleria Cordier & Ekstrom di New York. Sono di questi anni i primi plexiglass, opere formate da vari strati di plexiglass sovrapposti a fondi di cartone o metallici, e i primi oggetti di legno apribili dipinti e disegnati all’interno.
    Comincia a lavorare a Verifica incerta, un film in collaborazione con Alberto Grifi: Baruchello compra un’enorme quantità di materiale di scarto cinematografico, pellicola per lo più di cinema statunitense commerciale degli anni ‘50, e con essa opera un montaggio con spezzoni di pellicola incollati con il nastro adesivo.
    Tra il 1965 e il 1968 l’artista — la cui attività espositiva continua prolifica in Italia e all’estero, in personali e collettive — si dedica anche ad altre attività artistiche come la pubblicazione di libri (Mi viene in mente, Ed. Schwarz, 1966; La Quindicesima riga, Ed. Lerici, 1967; Avventure nell’armadio di plexiglass, Feltrinelli, 1968) e la proposta di oggetti come Multipurpose Object (1966), happening ”a distanza” eseguiti con lettere o spedizione di materiali. Nel 1967 inizia la prova della sperimentazione della perdita di qualità (uso della fotocopia della fotocopia inizialmente di fotografie, e riduzione dell’immagine, ad esempio da uno schermo televisivo); viene costituita e fa parte della Cooperativa Cinema Indipendente, mentre nel 1968 fonda la società Artiflex (“Artiflex mercifica tutto” ne era lo slogan). Nei primi anni ’70 si cimenta negli esperimenti con l’immagine elettronica; crea oggetti-assemblaggi come scatole-vetrina in cui sono adoperati allo stesso tempo diversi elementi, dagli oggetti trovati ai ritagli. Dal 1973 si trasferisce in campagna e dà vita all’operazione Agricola Cornelia S.p.A., una azienda agricola e società (nel terreno acquistato in Via di Santa Cornelia, alla periferia di Roma) a tutti gli effetti… “con lo scopo sociale di coltivare la terra”. L’azienda arriva a coltivare anche il terreno limitrofo, preda della speculazione edilizia, imprimendo a questa attività un valore estetico, politico, artistico. Detta operazione porterà nei primi anni ’80 ad una serie di opere e a due libri: Agricola Cornelia S.p.a. 1973-1981, catalogo di una mostra alla Galleria Milano di Carla Pellegrini a Milano, dove Baruchello espone, oltre a lavori tradizionalmente intesi, materiali, testi, fotografie, legati all’esperienza di Agricola Cornelia, e How to imagine scritto con Henry Martin (’83). In questi anni si cimenta in lavori sui temi della casa e dell’abitare, modellini di case, piante di stanze cominciano a popolare i suoi allumini, disegni e oggetti. Nel 1977 presenterà nella personale allo Studio G7 di Ginevra Grigolo a Bologna L’altra casa: una considerazione sullo spazio interno e sullo spazio “femminile degli interni”. Del 1978 è il libro Sentito vivere e nel 1979 le edizioni Galilée di Parigi gli pubblicano L’altra casa – con prefazione di J.F. Lyotard.
    Di seguito il libro A Partire dal dolce (progetto iniziato a Parigi dal ’79 sul “dolce”, libro di immagini e testi, in copia unica, e nastro-video di 22 ore circa con interviste a filosofi, critici, poeti, artisti); poi La scomparsa di Amanda Silvers (1982) e le antologiche a Mantova (La Casa del Mantegna) e Livorno (Museo Progressivo d’Arte Contemporanea). Nel 1985 avvia il progetto di uno spazio-giardino attraverso la realizzazione concreta di un grande prato, che impegna tuttora l’artista, cui si lega un’imponente opera — serie di tele — che ha per tema la riflessione sul Giardino come luogo dove liberare pensiero ed emozioni, cui fa seguito quattro anni dopo la pubblicazione di Bellissimo il giardino. Pubblica Why Duchamp: An Essay on Aesthetic Impact (1985), Uomini di pane (1986) e Milletitoli (1987). Al 1988 risale la sua partecipazione con una sala personale alla XLIII Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, a cura di Giovanni Carandente. L’anno seguente partecipa alla mostra Artisti Italiani contro l’Apartheid; pubblica ancora Se tanto mi dà tanto (1990). Nel 1990 partecipa alla collettiva Chiasmus alla Galleria Bornholt a Londra con Pistoletto, Paolini e Catalano; nuovamente alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale romana (Roma anni ’60. Al di là della pittura, a cura di Maurizio Calvesi). Nel 1992 tiene una grande personale ad Aosta L’Altopiano dell’incerto e mette mano al lavoro di recupero dello spazio-bosco tra Veio e Sacrofano, oggetto poi di un’intera mostra Le long de la route etrusque a Parigi, alla Galleria Krief nel 1996. Nello stesso anno realizza molti video e comincia a riflettere sul sistema numerico-digitale dell’immagine video rispetto alla pittura; scrive Quaranta sere in TV (da cui vengono poi selezionati quaranta film). Nel 1997 viene inaugurato il nuovo Studio-Atelier presso Viterbo, con una mostra proiettata (proiezioni) sul tema dello studio, del Giardino e del Bosco. Nel 1998 nasce la Fondazione Baruchello, con sede nella ex-casa-studio archivio di Baruchello, sulle colline romane in Via di S. Cornelia, con l’intento di svolgere attività sulla ricerca artistica contemporanea. Nel 2003 viene pubblicato Breve storia della mia pittura in contemporanea alla personale alla Galleria Peccolo di Livorno, cui segue Sulla necessità di fare arte oggi (2004), oltre un’incessante attività espositiva con personali e partecipazioni a collettive in Italia e in Europa: Galerie Meert Rihoux, Bruxelles (2004); Galleria Civica, Pop Art Italia 1958-1968, Modena, Galleria Hasenclever, Monaco (2005); MACRO, La Collezione: opere scelte, Roma (2006); Moderna Museet, Time & Place: Milano – Torino, Stoccolma (2008); Galleria Michael Janssen, Berlino (2009). Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, a cura di Achille Bonito Oliva, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma viene presentata la mostra antologica Certe idee. E’ invitato a Kassel  dOCUMENTa. Nel 2013 è invitato alla 55^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nell’ambito del progetto espositivo Vice versa per il Padiglione Italia, curato da Bartolomeo Pietromarchi e nella mostra di Massimiliano Gioni sul Palazzo Enciclopedico. Segue la mostra 1962-1978: ventiquattro opere di Gianfranco Baruchello alla galleria Il Ponte, Firenze.

     

    Gennaio 9, 2018 0 comment
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