Claudio Abate, Scatti ritrovati, galleria Il Ponte, Firenze_1
Claudio Abate, Scatti ritrovati, galleria Il Ponte, Firenze_2
Claudio Abate, Scatti ritrovati, galleria Il Ponte, Firenze_3
Claudio Abate, Scatti ritrovati, galleria Il Ponte, Firenze_4
Claudio Abate, Scatti ritrovati, galleria Il Ponte, Firenze_5
CLAUDIO ABATE per GINO DE DOMINICIS close up Mostra 2008
Scatti ritrovati sfoglia il Giornale
a cura di COSTANTINO D’ORAZIO
coordinamento scientifico MANUELA CARPANETO
13 novembre – 10 dicembre 2010

Nell’ambito Florens 2010, settimana (13 – 20 novembre) internazionale dei Beni Culturali ed Ambientali, nel ciclo Close up, che prosegue ormai da qualche anno alla Galleria Il Ponte, vengono presentati gli Scatti ritrovati di Claudio Abate per Gino De Dominicis. Avevamo già dedicato un’ampia retrospettiva nel 2008 a Claudio Abate, ma all’interno di Close up vengono presentate alcune immagini che, attraverso il suo sguardo,  ci rivelano la personalità, l’estro creativo, la soggettività e il lavoro artistico di Gino De Domincis. Un percorso composto di testimonianze, molte delle quali inedite, per ricordare e rendere omaggio all’uomo, all’artista, all’amico De Dominicis, il quale – ad un certo punto della sua vita – volle distruggere tutte le fotografie che ritraevano lui e le sue opere: un modo per ribadire la sua poetica che metteva al centro l’opera d’arte unica e irriproducibile in una sorta di “carpe diem” artistico.
Questi “scatti ritrovati” ci appaiono come resti archeologici, rarità straordinarie di opere d’arte che sono durate spesso qualche giorno, o addirittura solo poche ore. E’ questo il caso di Lo Zodiaco (1970) o delle forme geometriche disegnate sul pavimento della Galleria L’Attico a Roma. Si tratta di immagini talmente uniche, che hanno assunto un valore parallelo all’opera che documentano, diventando loro stesse opere d’arte. Oggi Abate costruisce un viaggio nella concezione espressiva di De Dominicis contestatore e iconoclasta, criticato e amatissimo; si rileggono così molte opere perdute senza dimenticare l’environment in cui visse e operò.