Joe Tilson, attraverso e oltre la pop, galleria Il Ponte_01
Joe Tilson, Dodona version A, 1982, galleria Il Ponte
Joe Tilson, attraverso e oltre la pop, galleria Il Ponte_02
Joe Tilson, Earth Mantra, 1971-72, galleria Il Ponte
Joe Tilson, attraverso e oltre la pop, galleria Il Ponte_03
Joe Tilson, Eiresione version B, 1987, galleria Il Ponte
Joe Tilson, attraverso e oltre la pop, galleria Il Ponte_04
Joe Tilson, Liknon Vine Figs Top, 1992-95, galleria Il Ponte
Joe Tilson, attraverso e oltre la pop, galleria Il Ponte_05
Joe Tilson, Persephone version C, 1988, galleria Il Ponte
JOE TILSON Catalogo
attraverso e oltre la pop
a cura di ANDREA ALIBRANDI
24 aprile – 30 giugno 2004

La galleria Il Ponte ha dedicato, attraverso venti opere di grande formato, una retrospettiva ad uno degli esponenti della Pop inglese, protagonista di quella generazione di artisti che si é formata nel clima del Royal College of Art a Londra.
Nella rassegna sono stati presentati lavori che vanno dagli anni Sessanta agli anni Novanta, in prevalenza oli, collage e tecniche miste su legno, talvolta vere e proprie costruzioni lignee (ziggurat, forme ovoidali, labirinti, etc.) composte dall’assemblaggio di moduli, nelle quali l’artista – così sensibile alle suggestioni della natura e alla natura dei materiali – immette quei contenuti magici, mistici, dottrinari, che appartengono alla sua visione del mondo: ”…ritrovare quel tempo mitico, quel non-tempo nel quale vivono i miti, i riti, l’arte”.
La mostra si è composta principalmente di un importante nucleo di grandi opere lignee a partire dagli anni ’70 e a tal proposito Mel Gooding scrive in catalogo: « …Alla fine degli anni 70 si verificò una crescente insistenza, in opere eseguite con tecniche diverse, sul materiale tematico e visivo e sui riferimenti verbali ai miti dell’antica Grecia. Ciò rifletteva un sentimento che si andava approfondendo per il Mediterraneo e le sue mitologie, in cui si fondono il poetico e il naturale, la parola, l’immagine e l’oggetto (le “[cose che ] qui siamo noi… per dire” di Rilke). Nell’Italia e nella Grecia delle fantasie di Tilson, i cicli primigeni furono registrati nelle realtà tangibili dell’anno agricolo, nel ciclico lavoro dei campi, nella relazione comprovata del vino con la vite, dell’olio con l’oliva, del formaggio con la capra, delle cose buone e necessarie con le loro origini in natura. Il mitico era onnipresente e vivido, assimilato al quotidiano. I dipinti e le serigrafie votive di Tilson degli anni 80 e dei primi anni 90 assunsero, con semplicità tipica e letterale, la caratteristica di offerte e celebrazioni in cui i segni delle cose – il sole e la luna, il virgulto, la foglia e il ramo, la melagrana, il seme e l’uva passa, la brocca dell’acqua, del vino o dell’olio – tutto è collegato dalla mano e dall’occhio della comprensione umana, la spirale e i labirinti simbolici delle energie e dei misteri nascosti, e i nomi scritti degli dèi…».