KOUNELLIS Libro
Evento 2007
Virtual Show

Ancora è viva nella memoria e ben documentata dalle immagini l’eco della mostra di Kounellis a Milano, Atto unico (2006), presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro…

Con il frequente ricorso a grandi macchie, in questi anni Kounellis introduce nel suo lavoro un grado nuovo e ulteriore di accelerazione operativa…

…per quanto riguarda la “macchia”, che nell’affiche stradale della mostra di Milano appare prodotta da un bicchiere d’inchiostro rovesciato su un foglio di carta, è palese che essa abbia a che fare con l’‘errore’; un avvenimento incidentale che ‘allontana dal giusto o dalla norma convenuta’, insomma qualcosa che si può ritenere uno ‘sbaglio’. In una elencazione lessicale tra i sinonimi della “macchia” si rinviene anche il termine ‘colpa’. Così viene naturale interrogarsi di quale avvenimento siano e!etto tanto l’‘errore’ quanto l’eventuale ‘colpa’ tra le elaborazioni a cui Kounellis si dedica con intensità da molti anni.

…l’evento che presenta maggiori analogie con la macchia è il precedente formale e gestuale significativo del Senza titolo del “quintale di carbone” scaricato sul pavimento dello studio nel 1967 e da Kounellis delimitato subito con un perimetro tracciato mediante una linea a fascia di colore bianco di forma riquadrata. La gestualità di rovesciare il carbone per terra e il disporsi incontrollato di quello sul pavimento ha numerosi aspetti in comune con il rovesciamento dello smalto nero…la linea bianca che riquadra il “quintale di carbone” nel caso della “macchia” è sostituita dal cerchio di sedie stretto attorno ad essa nella mostra di Milano.

In entrambi i casi Kounellis delimita e traccia un confine e ordina la casualità di caduta dei materiali, conferendo loro una ‘forma’. Nel “quintale di carbone” infatti, come pure nella “macchia” è vivo il fantasma dell’informel, identità linguistica sotto cui il giovane Kounellis è cresciuto, ma alla quale egli – com’è ormai noto – volta subito le spalle…

Il dato evidente è l’atto sacrificale con cui Kounellis si libera definitivamente dal quadro informale e soprattutto dalla spazialità di cui il quadro da cavalletto è l’emblema. Quell’atto audace e rischioso, un vero salto nel buio – che poteva essere interiorizzato come possibile ‘errore’ e certamente come motivo di ‘colpa’ per avere – di fatto – assassinato la pittura dei padri elettivi a lui precedenti, da Boccioni a Fontana, a Burri e altri, veniva compiuto in piena consapevolezza e tagliando ogni ponte dietro di sé, onde non poter tornare indietro.

Se un’equazione si potesse scrivere, essa sarebbe così composta: la“macchia”sta al“quintale di carbone” come l’oleosa fluidità sta all’asciutta frammentazione.

Bruno Corà, Bruno Corà, Kounellis: epica di un quintale di carbone e di una macchia, in Kounellis, edizioni Il Ponte, Firenze 2007