ZOÈ GRUNI
Cataloghi
2004-2014 Mitopoiesi
Mostra 2014
Biografia

Zoè Gruni si definisce nomade. Essa è in viaggio tra continenti e tra culture, tra passato e presente: una viaggiatrice alla ricerca di comprendere la natura delle inquietudini esistenziali dell’essere umano. Zoè scandisce il suo linguaggio visivo attingendo alle radici dell’immaginario collettivo, concentrando la sua ricerca sulla possibilità di trovare forme visive che diano una risonanza ai sentimenti, ai ricordi e alle più intime paure individuali cristallizzate negli stereotipi di leggende e miti popolari. Così facendo, Zoè Gruni affronta l’arte, sfatando l’incommensurabilità delle diverse forme di inquietudini interiori.
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Da sempre il soggetto della ricerca artistica di Zoè Gruni è il recupero di mitologie e di racconti popolari per verificarne la possibile valenza simbolica e il significato atemporale. La ricerca dell’artista si colloca nello spazio tra immaginario individuale e collettivo, trovando una forma di espressione fisica per miti incorporei relegati alle narrazioni orali.
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Le figure diventano rappresentative di demoni interiori dell’individuo e dunque di quella realtà emotiva subconscia che da sempre perdura incapsulata nell’uomo, anche nell’era moderna e razionale. Paure liquide, come le definisce il sociologo Zygmunt Bauman quando definisce onnipresenti anche nell’era moderna le paure che impediscono all’uomo di essere propriamente libero.

Franziska Nori, Zoè, artista nomade, in Zoè Gruni, 2004-2014 Mitopoiesi, edizioni Il Ponte, Firenze 2014

Quello che s’immagina, esiste. L’immaginario si materializza nella creazione del mito, a esso si aggiunge ciò che già vive nell’universalità e nella molteplicità della creazione collettiva. Si inventa l’impossibile, i significati si moltiplicano. Altre sfaccettature del linguaggio e dell’interpretazione vengono ricostruite. La mitopoetica di Zoè Gruni è un processo cumulativo di invenzioni critiche e una sintesi autonoma di questo immaginario collettivamente individuale.
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Il mito è fatto così, ha la sua origine in una tradizione ed è soggetto a interpretazioni diverse, a narrazioni definite da letture di riferimento ma disponibili a trasmutazioni immaginate dall’interlocutore e dal proprio creatore, nella misura in cui si muove ed è osservato nel suo transitare. Lascia aperti la sua storia e il suo significato, non pone fine al suo ciclo e permette la libera associazione di idee. Quello che potrebbe essere surreale e assurdo diventa realtà, si materializza nella sua costruzione, intesse rapporti tra l’inconscio inaccessibile e la memoria recente, dando così corpo a innumerevoli forme di vita. Ha come fondamento la libera poetica ed è slegato dalla logica formale; si estende oltre se stesso incorporando in forma sintetica il contenuto di molte analisi.

Xico Chaves, Zoè: mitopoetica / l’incorporazione contemporanea del mito, in Zoè Gruni, 2004-2014 Mitopoiesi, edizioni Il Ponte, Firenze 2014