Zoè Gruni, Copricorpo II, 2005-2008, galleria Il Ponte, Firenze
Zoè Gruni, Copricorpo I, 2005-2008, galleria Il Ponte, Firenze
Zoè Gruni, Ureo I, 2006-2008, galleria Il Ponte, Firenze
Zoè Gruni, Ureo II, 2006-2008, galleria Il Ponte, Firenze
Zoè Gruni, Metacorpo, 2009, galleria Il Ponte, Firenze
ZOÈ GRUNI Biografia
metato/metacorpo Cataloghi
a cura di ANDREA ALIBRANDI ed ENRICO PEDRINI
10 ottobre – 21 novembre 2009

La Galleria Il Ponte inaugura la stagione autunnale 2009 con la mostra di una giovane artista di cui sta seguendo il lavoro da oltre due anni: Zoè Gruni. Metato/metacorpo si articola in due nuclei fondamentali. Nella sala superiore vengono presentate 13 fotografie di grande formato (100×150 cm) in cui l’artista stessa o alcuni personaggi interpretano i copricapo e i copricorpo da lei realizzati attraverso l’uso di balle cucite e strutturate in “costumi”. In quella inferiore viene proiettato il video digitale Metacorpo 2009, in cui la carne dell’artista si incorpora con l’immagine e la libera nello spazio, mostrando nei suoi movimenti “la partecipazione alla vita delle cose e degli eventi”, come afferma l’artista, proponendo così il proprio corpo come una sorta di pre–espressione priva di mediazione linguistica (durata 2.58 minuti. Aiuto tecnico riprese e montaggio: Cristiano Coppi).
Zoè Gruni, con le opere in mostra, tenta di reagire all’omologazione dilagante del mondo attuale con una riflessione intima sull’identità e la memoria dell’uomo. La multimedialità del suo lavoro nasce  dall’esigenza di raccontare la presenza in esso del corpo da vari punti di vista: la canapa e la iuta in Metato, assumono infatti la valenza di contenitore di una massa corporea in grado di diventare una vera e propria personalità. Le opere inoltre necessitano di condivisione e  compartecipazione. Il desiderio di comunicare con gli altri, spinge l’artista a fondere le immagini soggettive della sua memoria con le forme comuni della memoria collettiva come il “metato” (l’antico essiccatoio per le castagne in Toscana). Zoè Gruni sperimenta quindi attraverso il corpo diversi mezzi espressivi che fanno però parte di un unico processo: il disegno come idea, la scultura come matrice, la performance come azione e di conseguenza il video come strumento di documentazione e la fotografia come immagine finita.