Zoè Gruni, Motherboard, galleria Il Ponte ©photoElaBialkowska_01
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ZOÈ GRUNI Biografia
a cura di CAMILLA BOEMIO Sfoglia il Giornale
28 settembre – 17 novembre 2023

In occasione dell’inaugurazione, 28 settembre ore 18.30, presentazione del libro di Zoè Gruni Segunda pele, Ed. Metilene, Pistoia 2023

Il Ponte riapre la stagione espositiva con la personale dedicata a Zoè Gruni in occasione della seconda edizione della Florence Art Week (28 settembre – 8 ottobre), che pone la città al centro della produzione artistica contemporanea.

La mostra si articola attraverso tre diversi progetti presentati mediante video-installazioni, video-performance, stampe lambda su alluminio e tecniche miste su stampa fotografica: Segunda pele, Fromoso, Motherboard.

“My artistic research derives from the need to exorcise the fear of what is different. Starting from inward reflection that tends towards a collective dimension, my body is the catalyst to reach out to others through various kinds of interaction. Performance is the staple in my projects. However, the actions are not devised as a spectacle but as a constantly evolving process…
The different media used in the performances – photography, drawing, sculpture, video and installation – allow me to run the gamut and overlap the various means of expression. I go in for handmade and crafted works that connect me to a popular dimension. Anthropological and sociocultural research has become a more and more important aspect for me. Other people’s participation in my work is also fundamental. I welcome the other into the project and invite them to interact, sometimes in the lead role, other times as partners to create a temporary collective. Working with one’s own ego is very complex. But despite its difficulties, it is precisely what I want to do: experience/experiment life through art” (Zoè Gruni).

SEGUNDA PELE
Segunda pele; 2017/2019, video-installazione a due canali, 8’42”. Zoè Gruni e Alexis Zelensky. Performance: Anis Yaguar, Iah Bahia, Kaete Terra, Lucas Roberto, Felipe Vasconcellos, Isabella Duvivier Souza, Lucas Wollker, Junior Ferreira, Tati Villela.

Il progetto “Segunda pele” sorge dalla necessità di ampliare il mio universo di ricerca artistica individuale verso una dimensione collettiva. Ormai da diversi anni progetto e produco lavori basati sull’interazione fra corpo e oggetto, performance e scultura. Oggetti performativi pensati come protesi del corpo, sculture che possono essere vestite o abitate, usando materiali di riciclaggio. Queste “seconde pelli” diventano una sorta di filtro fra il mio proprio corpo e il mondo aiutandomi ad affrontare territori sconosciuti e ad esorcizzare le difficoltà. La necessità di riflettere sulla società contemporanea solleva inevitabilmente temi quali: memoria, identità, paura…e l’obiettivo è diventato trasformare questo dialogo in azione performativa e politica. Ho deciso allora di lanciare questa stessa proposta ad altri artisti, attraverso un corso chiamato “Seconda pelle: ibrido, memoria, riciclaggio” che ho amministrato presso la EAV (Escola Artes Visuais) del Parque Lage, a Rio de Janeiro, durante due anni fra il 2017 e il 2019. Gli incontri sono avvenuti in un ambiente di scambio e convivenza ed il progetto ha aggregato spontaneamente giovani artisti e attivisti che usano il corpo come linguaggio. Trattasi di esperienze contemporanee nell’era della comunicazione. Identità mutanti che hanno bisogno di urlare contro l’oppressione e imporsi in una città estremamente violenta e transfobica, in un paese colonizzato che continua razzista, in una società globalizzata ogni giorno più malata. Trattandosi di immagini in movimento è stato necessario ricorrere al mezzo audio-visuale, così è nato il desiderio di una collaborazione con il cineasta Alexis Zelensky per produrre video tratti da questo lavoro. Il set delle azioni dei performers è la foresta del Parque Lage (foresta urbana di Rio de Janeiro), anch’esso un elemento pulsante e vivo che lotta per sopravvivere nel contesto urbano della città. Ogni performance è un lavoro autoriale sviluppato a partire dalle pulsioni del proprio individuo ma il mosaico di tutte queste azioni diventa un lavoro collettivo. Le differenze soggettive si incontrano, si rafforzano e si uniscono nella lotta contro questa “paura liquida” che permea la società contemporanea e che ci vuole divisi per controllarci. Nonostante le difficoltà esiste ancora speranza per chi crede nell’arte, e nella cultura in generale, come veicolo di resistenza.

FROMOSO
Fromoso; 2019/2020, video-performance, 2’33”. Riprese e montaggio: Lyana Peck, Naiara Azevedo; performance: Ana Kavalis; musica: Jeff Gburek.

Fromoso, stampa lambda su alluminio, 100x150cm.

Fromoso 1-2-3-4-5-6; stampa lambda su alluminio, 17x30cm.

“Fromoso” è una video-performance ispirata al concetto di antropofagia. L’azione è stata realizzata in una discarica di carri del carnevale nell’area portuaria di Rio de Janeiro. Il corpo della ballerina cubana Ana Kavalis si abbandona ad un rituale esoterico nel quale viene assorbita fino a scomparire. La colonna sonora, realizzata appositamente per il progetto, è del musicista polacco Jeff Gburek.

MOTHERBOARD
Motherboard 1-2-3-4-5-6-7; 2023, tecnica mista su stampa fotografica, 65x98cm.

La “scheda madre” è responsabile della trasmissione e temporizzazione corretta di centinaia di segnali diversi, tutti ad alta frequenza e sensibile ai disturbi tra processori, schede di espansione e periferiche esterne. La sua buona realizzazione è quindi un fattore chiave per le prestazioni e l’affidabilità dell’intero circuito. “Motherboard” è un progetto sulla maternità. Si tratta di una una serie di immagini fotografiche realizzate con l’autoscatto durante momenti di gioco con mio figlio. La “maschera pittorica” attuata su di esse porta alla continua trasformazione dei personaggi e talvolta all’inversione del ruolo madre-figlio. Ironia e drammaticità si confondono come anche gli elementi simbolici presi in prestito dalla memoria collettiva: antichità, mitologia, cultura pop, tecnologia digitale e temi sociali.