CLAUDIO ABATE per GINO DE DOMINICIS Cataloghi
scatti ritrovati
Close up 2008

Dal testo di Costantino D’Orazio Opere sottratte all’immortalità

[L’obiettivo di Claudio Abate in quasi cinquant’anni di lavoro si è posato su innumerevoli opere d’arte contemporanea, ma forse mai come nel caso di De Dominicis ha saputo coglierne il senso e offrirne una interpretazione pregnante. Il suo punto di vista, fortemente scorciato per registrare gli oggetti e il contesto nel quale si trovano, oppure perpendicolare e simmetrico, per restituire la freddezza e il calcolo dell’opera, è entrato nel cuore dei progetti dell’artista anconetano. Forse questo è il motivo per cui mosso da una febbre iconoclasta, si appropria furtivamente di oltre centottanta negativi di Abate per distruggerli, creando un vuoto nella memoria visiva del suo lavoro, che soltanto le parole e i racconti d’ora in poi avrebbero potuto riempire…

…Ed è proprio nel senso critico del suo sguardo il valore più alto delle immagini di Abate, che per oltre dieci anni ha accompagnato il lavoro di De Dominicis, con il quale ha potuto intrattenere una relazione particolare, complice e complessa, fin dai suoi esordi romani all’Attico di Fabio Sargentini nel 1969. Questi “scatti ritrovati” ci appaiono come resti archeologici, durate spesso qualche giorno, o addirittura solo poche ore…]